 |
|
 |
CHI SONO GLI ESSENI?
Un pò di storia...
Secondo le scritture di Plinio gli Esseni erano una comunità che aveva abbandonato le vanità del mondo.
Essi seguivano un cammino di luce e amore ed avevano conseguito una conoscenza mistica e spirituale molto elevata. Si erano allontanati dai villaggi , vivendo immersi nella natura , tenevano la proprietà in comune e dividevano tutto.Alcuni non si sposavano, vivendo in uno stato di santità castità;altri invece erano normali famiglie e la moglie veniva accettata dopo vari anni di prova. Di norma gli esseni erano pacifisti, ma, al tempo stesso,si allenavano per una guerra, una rivoluzione mondiale nella quale essi sarebbero stati l'Elite di Israele. Vivevano presso le rive dei laghi e dei fiumi, lontani dai centri abitate e dalle città. Erano principalmente agricoltori e frutticoltori, vantavano una grande conoscenza del suolo e del clima, e questo permetteva loro di coltivare una notevole varietà di frutta e vegetali anche in zone relativamente desertiche.
Gli Esseni non avevano schiavi o servi: furono il primo popolo che condannò la schiavitù sia nella teoria che nella pratica. Nella loro comunità non esistevano il ricco e il povero, perché queste condizioni erano considerate delle deviazioni dalla loro legge.
Si dedicavano principalmente allo studiodelle sacre scritture e anche delle discipline come la medicina e l'astronomia. Essi praticavano la lettura e la guarigione attraverso l’aurea, la voce lattera,ed erano esperti in erboristeria e l’uso degli olii essenziali .
Erano anche esperti profeti e si preparavano alla profezia con un digiuno prolungato. Conducevano una vita semplice, alzandosi ogni mattina prima dell'alba per studiare, poi andavano a fare il proprio lavoro e alcuni giorni della settimana erano dedicati alle arti, come la pittura,la musica e il canto,ecc ecc...Gli esseni avevano un legame particolare con l’acqua considerata un elemento fondamentale sia per la vita che per la purificazione infatti si bagnavano ritualmente nell'acqua fredda ed indossavano tuniche bianche. Gli esseni erano un popolo vegetariano, non bevevano vino e non cucinavano mai gli alimenti ad una temperatura più alta di quella corporea,
La sera era l'inizio della loro giornata, e il loro Sabato, o giorno santo, cominciava il venerdì sera ed era, per loro, il primi giorno della settimana.
Questa giornata era dedicata allo studio, alla discussione, alla musica, poiché essi suonavano diversi strumenti musicali. Dato il loro stile di vita, essi erano persone sane e robuste e raggiungevano spesso la tarda età.
Per essere ammessi alla loro comunità bisognava sostenere un periodo di prova di un anno, quindi seguivano tre anni prima dell'iniziazione, seguiti da sette anni di tirocinio prima di essere ammessi completamente.
Testimonianze riguardanti il loro stile di vita giungono dagli scritti dei loro contemporanei. Oltre ai già citati Plinio, Giuseppe Flavio e Filone, anche Solanius ed altri ne parlarono in vari modi, definendoli "una razza particolare, più interessante di tante altre" e venivano considerati "i più antichi iniziati che ricevono il loro insegnamento dall'Asia centrale".
Tracce del loro insegnamento sono apparse in tutte le religioni.
I principi fondamentali erano insegnati anticamente in Persia, Egitto, India, Tibet, Palestina, Grecia e molti altri paesi.
La parte esoterica del loro insegnamento era rappresentata dall'Albero della Vita, dalle Comunioni Essene con gli Angeli, e dalla Settupla Pace.
L'insegnamento essoterico appare nel primo libro del Vangelo Esseno della Pace e nei Rotoli del mar Morto.
In Tibet il loro insegnamento viene espresso nel Cerchio della Vita Tibetano. Esso fu parte integrante della cultura dei Fenici e della scuola alessandrina di filosofia in Egitto e contribuì a manifestazioni della cultura occidentale come la massoneria , lo gnosticismo , la cabala e il cristianesimo.
Gli Esseni vivevano in questo mondo, ma non ne facevano realmente parte. Essi erano convinti di vivere in compagnia degli angeli, sentivano di essere la "comunità di Dio", gli eletti, e tratteggiavano una Città del Tempio spirituale secondo la loro propria concezione.
Nonostante la loro idea di predestinazione, gli Esseni non pensavano affatto che l'uomo dovesse rimanere inattivo; egli doveva dar prova della sua elezione attraverso la sua iniziativa, dimostrando a se stesso e agli altri di essere stato scelto a far parte degli eletti.
Gli Esseni erano molto più rigorosi degli altri Ebrei nell'osservanza dei precetti e consideravano gli altri come seguaci di una via più facile ed agevole.
Essi raggiunsero delle alte vette dal punto di vista spirituale e di pensiero. Sono gli Ebrei che riuscirono ad affrontare, anche se in modo irreale e piuttosto utopistico, problemi molto gravi della condizione umana che ancora oggi hanno per noi una grande importanza ed attualità | |
I seguenti passi sono tratti dall'opera di Filone Alessandrino (13 a.C. - 45 d.C.) "Quod omnis probus sit liber" (Ogni uomo onesto è libero):
"[...] La prima cosa su costoro è che abitano in villaggi, fuggendo dalla città a motivo delle empietà che abitualmente in esse si commettono dagli abitanti, ben sapendo che la loro compagnia avrebbe un effetto deleterio sulle loro anime come una malattia portata da una atmosfera pestilenziale. Tra loro, alcuni lavorano la terra, altri esercitano mestieri diversi che cooperano alla pace rendendosi utili a se stessi e alloro prossimo. Non accumulano argento e oro, nè si appropriano di vaste tenute con il desiderio di trarne vantaggio. ma semplicemente per procurarsi il fabbisogno essenziale per la vita.
Mentre in tutta l'umanità sono pressoché gli unici a vivere senza beni e senza possedimenti, per la libera elezione e non per un rovescio di fortuna, si giudicano straordinariamente ricchi giacché ritengono che la frugalità con la gioia sia come in realtà è, un sovrabbondante benessere.
Tra di loro invano si cercherebbe un fabbricante di frecce, di giavellotti, di spade di elmi, di corazze, di scudi, di armi, di macchine militari o di qualsiasi strumento di guerra o di oggetti pacifici che potrebbero essere usati per fare del male. Neppure in sogno hanno la benché minima idea del commercio grande o piccolo o della navigazione: respingono infatti quanto potrebbe eccitare in loro la cupidità.
Fra di loro non v'è neppure uno schiavo: tutti sono liberi e si aiutano l'un l'altro. Non solo condannano i padroni come ingiusti in quanto ledono l'uguaglianza, ma anche come empi poiché violano la legge naturale che ha generato e nutrito tutti gli uomini allo stesso modo, come una madre, facendone veramente dei fratelli, non di nome, ma in realtà. Questa parentela fu lesa dall'astuta cupidità che le ha inferto dei colpi mortali, installando l'inimicizia in luogo dell'affinità, l'odio in luogo dell'amore...
[...] studiano con grande impegno l'etica servendosi costantemente delle leggi dei loro padri, che l'anima umana non avrebbe potuto concepire senza la divina ispirazione.
In queste leggi si istruiscono in ogni tempo, ma soprattutto nel settimo giorno. Il settimo giorno è, infatti, giudicato sacro e in esso si astengono da tutte le altre occupazioni per radunarsi in luoghi sacri che chiamano sinagoghe. Quivi, sistemati in file secondo l'età, i giovani sotto gli anziani, si siedono in modo conveniente con le orecchie pronte ad ascoltare.
Uno di loro prende poi i libri e legge a voce alta, mentre un altro, tra i più istruiti, si fa avanti e spiega ciò che non è di facile comprensione. Generalmente, tra loro l'insegnamento è impartito per mezzo di simboli secondo un'antica tradizione.
Imparano la pietà, la santità, la giustizia, le virtù domestiche e civiche, la conoscenza di ciò che è veramente bene o male o indifferente, la scelta di ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare. In questo si servono di queste tre norme basilari: l'amore di Dio, l'amore della virtù, l'amore degli uomini. [...] Prima di tutto non v'è alcuna casa che sia di proprietà di una persona: ogni casa è di tutti. Giacché oltre al fatto che abitano insieme in confraternite, la loro casa è aperta a tutti i visitatori, da qualsiasi parte giungano, che condividono le loro convinzioni.
In secondo luogo, hanno un'unica cassa per tutti e le spese sono comuni: in comune sono i vestiti, in comune è preso il vitto, avendo essi adottato l'uso dei pasti in comune.
Una maggiore realizzazione dello stesso tetto, dello stesso genere di vita e della stessa mensa invano la si cercherebbe altrove. Giacché tutto ciò che ricevono come salario giornaliero del lavoro non lo conservano in proprio, ma lo depongono nel fondo comune, affinché sia impiegato a beneficio di tutti quanti desiderano servirsene.
Non sono trascurati i malati per il fatto che non possono produrre nulla. Infatti, quanto occorre per curarli è a loro disposizione grazie ai fondi comuni e non temono di fare larghe spese attingendo a ricchezze sicure. I vecchi sono circondati di rispetto e cure come genitori assistiti nella loro vecchiaia da veri figli con larghezza generosa, aiutandoli con innumerevoli mani e circondandoli di premurosa attenzione..." |
|
|